mercoledì 22 agosto 2012

'na tazzulella 'e cafè

Per le amanti del caffè rinunciare ad una buona tazza di questa profumata bevanda scura è cosa assai dificile, specie poi se è fatto con una deliziosa cialda che ci dona quel gusto unico come di una tazzina al bar: è così che il caffé ha perso la sua dimensione popolare, rappresentato dalla moka, per entrare nel mondo dei super profitti, rappresentato dalle capsule


Ed ecco l'invenzione di nestlè, il caffè domestico Nespresso in capsule, esclusivo ed elegante, che fornisce macchine e capsule che funzionano solo insieme, il "killer" del settore del macinato. Solo in Italia la multinazionale ha venduto 350 mila macchine. E figuratevi quante capsule!


Non tutti sanno però che le tanto care cialde di caffè presentano tuttora un grande ed irrisolto problema in termini di smaltimento. Le cialde di caffè finiscono infatti nella raccolta indifferenziata, perdendo così una occasione di riciclo che di fatto ad oggi non esiste e che risulta oggettivamente difficile.
E d'altronde, quando si punta ad una pubblicità imperniata sull'esclusivo e l'elegante volete che ci si interessi di quanto si inquini e di quanta Co2 si immette nell'atmosfera? Son cavoli vostri! 




Molto ci sarebbe da dire sul design industriale poco sostenibile e poco attento ai materiali usati e al loro smaltimento. Ogni anno in Italia si consumano 1 miliardo di capsule da caffè usa e getta (il 10% di quante ne vengono consumate nel mondo) per realizzare un kg di capsule di caffè usa e getta occorrono 4 kg di acqua, 2 kg di petrolio e 22 Kw di energia elettrica.
Al momento la direttiva europea non riconosce la capsule per il caffè come riciclabili perciò, anche se sono fatte in plastica con pellicola d'alluminio, non possono essere smaltite nella raccolta differenziata.
Però, va detto che in generale nessuna capsula è amica dell'ambiente: si producono molti rifiuti in un tempo breve. 

Il primo passo è riprogettare le capsule di caffè usa e getta per risolvere il problema del loro smaltimento, non essendo riciclabili.

Il Comune di Capannori è uno dei tre Comuni italiani, insieme al comune di Portici e a un terzo di prossima individuazione, a far parte del progetto pilota per l’implementazione di modelli di recupero e selezione delle capsule esauste di caffè finalizzati al loro riutilizzo. Progetto che sarà realizzato dall’Università Federico II di Napoli in collaborazione con l’Aiipa (Associazione Italiana Industrie Prodotti Alimentari). 
Inutile dire che per l'ambiente la scelta migliore è la moka con il caffè sfuso o una macchina espresso senza capsule, come la mia, certamente meno esclusiva ed elegante, ma sicuramente più ecologica!



  

domenica 5 agosto 2012

Di vacanze e Coccodè

Al ritorno dalle vacanze sono in pausa creativa: questo caldo non m' invoglia per niente a elaborare una qualunque idea creativa. E allora questa volta vi racconto di ....uova. Sono una persona abbastanza attenta nella scelta degli alimenti che acquisto, sempre con un'occhio di riguardo al biologico e all'ambiente, ma quando mi trovo a far la spesa in vacanza faccio fatica ad adeguarmi a ciò che il (Super) mercato offre. Ad esempio, faccio sempre molta attenzione alle uova, che acquisto solo se rigorosamente biologiche (oltre che fresche, ovvio!). Ma i supermercati e le ditte produttrici barano alla grande sulle confezioni: avete mai notato che NESSUNA confezione riporta all'esterno, quindi dove è visibile da tutti, il codice di produzione? Mi spiego meglio: quando acquistiamo le confezioni,sappiamo da dove arrivano? Sappiamo come viene trattata la gallina che ci fornisce le uova? Sappiamo se ha mangiato sano, se ha mai visto un raggio di sole, se non è stata imbottita di antibiotici?? 




Per legge le uova devono avere (sia sulla confezione che sul guscio) un codice: ma se all'esterno la confezione non riporta niente, come faccio a leggere il codice sul guscio? Apro la confezione?!
In ogni caso il primo numero che trovate stampigliato sul guscio indica come è stata allevata la nostra gallina.
  • "0" - Produzione biologica (accesso quotidiano all’esterno, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per gallina, nidi, trespoli, lettiere, un massimo di dodici galline per metro quadrato al coperto, mangime biologico)
  • "1" - All'aperto (accesso quotidiano all’aperto, spazio di almeno 2,5 metri quadrati per gallina, nidi, trespoli, lettiere, un massimo di dodici galline per metro quadrato al coperto)
  • "2" - A terra (allevamento a terra senza gabbie ma in capannoni chiusi senza accesso all’esterno, un massimo di dodici galline per metro quadrato, nidi, trespoli, lettiere)
  • "3" - In gabbia (allevamento intensivo in batteria, quattro o cinque galline per gabbiaspazio inferiore ad un foglio di carta A4, assenza di nidi, trespoli e lettiere, impossibilità di soddisfare comportamenti naturali, luce artificiale forzata e taglio del becco per evitare il cannibalismo).
Perchè vi parlo di questo? In Sardegna, dove ho passato la mia vacanza, è diffusa la catena dei supermercati Sigma: al momento di acquistare le uova scopro che ne hanno di un solo tipo (in un supermercato fornito, un solo tipo di uova??), involucro in plastica con dicitura esterna "UOVA DI MONTAGNA". Uhmmm!....in Sardegna? In un'isola circondata dal mare "uova di montagna"?? Apro la confezione: CODICE 3, allevamento in batteria! Ma i produttori ti scrivono uova di montagna, con una bella foto di montagne verdi e cieli sereni per invogliarti e se non controlli ci caschi! Chiedo se hanno solo quelle, mi dicono di si e così rinuncio all'acquisto. Ma prima di partire ripasso a vedere: ne hanno aggiunto un altro tipo! Questa volta la dicitura è "UOVA DI SARDEGNA".......avranno forse galline autoctone?! Anche qui, sulla confezione una bella gallina bianca che razzola nell'aia di una fattoria con sole splendente .....ma nessun codice esterno! E apro anche questa confezione: CODICE 3!  E te pareva!!!
Conclusione: non fatevi fregare dalle scritte e dalle immagini, controllate il codice!!