venerdì 23 novembre 2012

Un'occhiata sulla ferrovia


Mese di settembre, pomeriggio avanzato.


Sono in giardino e guardo gli ultimi fichi maturi sui rami più in alto della pianta. Sono indecisa se arrampicarmi sui rami o prendere la scala, di certo non li lascio da pappare ai merli, che già se ne sono mangiati una buona metà! 


Alla fine decido di arrampicarmi. 
Dopo averne colti un paio mi casca l’occhio oltre la recinzione del giardino, lì dove passano i binari del treno e, proprio sulle rotaie, noto un sacco nero, tipo spazzatura, che si muove vistosamente. Resto lì a guardare senza sapere bene che fare, penso “Potrebbe esserci dentro qualche topo, sulla ferrovia girano certe pantegane…..”. Ma chi mai potrebbe chiudere dei topi in un sacco? Solo un deficiente…..Questione di qualche secondo e la decisione è presa: dal ramo scavalco la recinzione e vado verso il sacco, graffiandomi alla grande tra i rovi, che lì non passano mai a ripulire. Do un’occhiata che non ci siano treni in arrivo (piuttosto dura la cosa, la media è di un treno ogni 3 minuti) e infatti già c’è n’è uno che compare fischiando. Corro, prendo il sacco che non è né grosso, né pesante e me lo porto in giardino, rifacendo lo stesso percorso dell’andata. Non faccio in tempo a rientrare nel giardino che il treno, trasporto merci, passa sferragliando rumorosamente. 


Penso che se avessi aspettato solo qualche secondo, qualsiasi cosa ci fosse nel sacco sarebbe già spiaccicata. E a questo punto  mi scatta la paura di vedere cosa c’è dentro, visto che si agita paurosamente, ma non ne viene nessun rumore. Vado a prendere delle forbici e taglio la plastica, indietreggiando velocemente di qualche passo: ne escono due schegge nere che corrono come impazzite. Guardo meglio......le schegge si rivelano essere due gattini! 




Spariscono dentro un cespuglio, cerco di recuperarli, ma niente da fare. 
Inavvicinabili! 
Per un mese li ho visti andare avanti e indietro sul filo delle recinzioni tra me e i miei vicini, li osservavo da lontano, magri da far paura, affamati, sempre con la coda bassa tra le gambe, terrorizzati da tutto. Gli lasciavo da mangiare e da bere fuori, e la porta dello scantinato aperta nel caso volessero rifugiarsi. Ma loro niente, alla larga sempre, dormivano sui rami degli alberi, anche con la pioggia battente, fradici come due pulcini. Se solo tentavo di avvicinarmi, vedevo che con gli occhi cercavano una via di fuga già a due metri di distanza.



Ci ho messo due mesi, tanta pazienza, tono della voce pacato e gesti lenti per convincerli a fidarsi di me. 
Delle due signorine (perché di signorine si tratta) una è a pelo corto e l’altra a pelo lungo. Tutte e due nere, ma due tonalità di nero differenti. Due sorelline che non si somigliano né fisicamente né per carattere. Due pelosette eliminate in quanto femmine, da quel bastardo (e uso il genere maschile per intendere genere umano) che non solo le ha buttate in un sacco come fossero spazzatura (e  vista le magrezza penso che nemmeno le nutriva), ma le ha messe sui binari per avere la certezza che non restassero vive. E neppure erano piccolissime, visto che quando le ho trovate avranno avuto tre mesi. E si notano i traumi che hanno subito, sono un po’ problematiche: quella a pelo corto è iperattiva, non sta ferma due secondi, graffia e morde a tutto spiano; la pelosona è introversa, non miagola, intoccabile, ha il terrore delle mani. Solo ieri, dopo che son trascorsi due mesi, sono riuscita a farle una carezza, non si è mossa ma tremava vistosamente e lo sguardo è ancora terrorizzato……chissà cosa le hanno fatto! 
Per forza di cose, il prossimo passaggio sarà dal veterinario per le vaccinazioni e sterilizzazioni. Ma devo aspettare che si fidino completamente di me, anche riuscire a prenderle è un problema! Ci sono però dei segnali che mi incoraggiano: quando mi vedono le loro code si alzano dritte (e questo è un buon segno), giocano molto tra di loro, cominciano ad affacciarsi alla porta di casa.



Quanto al bastardo che le ha trattate in questo modo, avrei parecchio da dire con linguaggio non propriamente da signora. Ma siccome sono una signora, prendo a prestito una delle citazioni di Antonio Albanese nei panni del personaggio di Alex Drastico.

"Cornuto!"
"Prego madre natura perchè ti venga un "raschio"in gola talmente potente che a forza di tossire ti si scolli il velopendulo e, in caduta libera lungo l'esofago, ti vada a tappare nell'ordine: polmoni, bocca dello stomaco e parte terminale dell'intestino!" 



domenica 11 novembre 2012

Ancora tu?? Ma non dovevamo vederci più?


Un amore che torna?

No, solo i cari vecchi sacchetti di plastica ai quali eravamo tanto abituati!



Vi ricordate?

Tutto cominciò nel 2007, quando nella finanziaria venne inserito il divieto di produzione e commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili, che divenne operativo il primo gennaio 2010.

Ma cos’è biodegradabile? E cosa non lo è? 

L’articolo 2 della legge 28/2012 stabiliva che i sacchetti dovessero  avere uno spessore di 100 micron se destinati all’uso alimentare e 60 micron se destinati agli altri usi: questo, in sintesi, il concetto di biodegradabile.
Cosa dice la legge in vigore. 

In sostanza, i sacchetti monouso (quelli del supermercato, per intenderci) devono essere non solo biodegradabili ma anche compostabili, e quindi prodotti con bioplastiche (per esempio risultato della lavorazione di amido di mais o di patate). 


Quelli riutilizzabili possono essere di plastica ma devono avere uno spessore minimo che non scende mai sotto i 60 micron (per i sacchetti usati dai negozi di abbigliamento e calzature, per esempio) ma può arrivare fino a 200 per le borse ad uso alimentare.
I sostituti delle borse in polietilene, ovvero i mater-bi, non sono risultati però troppo graditi agli italiani. Fragili e suscettibili di  tagli, più costosi dei precedenti, sono stati visti come una sorta di buco nell’acqua e lo scontro tra bioplastiche e plastiche bioaddittivate è comunque molto vivace. Anche perché, ottenere sacchetti dal mais potrebbe essere considerato eticamente scorretto, specie in un momento in cui la crisi, anche alimentare, si sta facendo sentire in quasi tutto il mondo.
Si moltiplicano però le ricerche delle possibili alternative: l’obbiettivo quindi, non è solo quello di evitare l’impiego del petrolio per la produzione dei sacchetti, ma anche delle materie prime da destinare piuttosto all’alimentazione.  

Quindi spariti i sacchetti di plastica?
 No.

No, perché il soggetto che ha spinto l’Italia a lanciarsi in questa lotta contro i polimeri non biodegradabili, cioè l’Unione Europea,  lamenta che il divieto imposto dalla normativa nazionale italiana non sarebbe giustificato: ci dice in pratica che il divieto alla circolazione dei sacchetti con spessore inferiore ai 60 micron non è giustificato.
Non si può  vietare la circolazione di un bene che è conforme agli standard europei degli imballaggi. Insomma, come spiegano le direttive, bisogna creare degli incentivi e non dei semplici divieti, anche perché non si può vietare ciò che viene ammesso per legge.


Cerchiamo di fare il punto della situazione. 

La norma europea identifica il concetto di biodegradabilità e compostabilità nei sacchetti monouso, ovvero quelli dei supermercati, che ci dice  che devono essere prodotti con bioplastiche e non devono contemplare metalli pesanti.
I sacchetti riutilizzabili possono essere di plastica ma il loro spessore minimo arriva fino a 200 micron per uso alimentare, mentre possono essere di 60 micron per uso non alimentare come ad esempio quelli usati nei negozi di scarpe. E questo per l’Europa non va bene perché non esiste nessuna norma che spinga verso questa direzione e fa notare che è stata orchestrata una campagna anti-sacchetti del tutto inconsistente.

E se il divieto venisse annullato? 


Potrebbero tornare i vecchi sacchetti di plastica!

 In mezzo a questo marasma di leggi, che ha il solo potere di farmi venire il mal di testa, faccio una mia considerazione: la lotta all’inquinamento è ovviamente un obiettivo da perseguire con tutte le nostre forze, sia come cittadini, sia come amministratori, e cosciente di questo, me ne frego dei sacchetti e uso le borse di stoffa! 
Sono pratiche, resistenti, durano tantissimo e le posso anche lavare. 
Meglio di così!!