Mese di settembre, pomeriggio avanzato.
Sono
in giardino e guardo gli ultimi fichi maturi sui rami più in alto della pianta.
Sono indecisa se arrampicarmi sui rami o prendere la scala, di certo non li
lascio da pappare ai merli, che già se ne sono mangiati una buona metà!
Alla fine decido di arrampicarmi.
Dopo averne colti
un paio mi casca l’occhio oltre la recinzione del giardino, lì dove passano i
binari del treno e, proprio sulle rotaie, noto un sacco nero, tipo spazzatura, che si
muove vistosamente. Resto lì a guardare senza sapere bene che fare, penso “Potrebbe
esserci dentro qualche topo, sulla ferrovia girano certe pantegane…..”. Ma chi
mai potrebbe chiudere dei topi in un sacco? Solo un deficiente…..Questione di
qualche secondo e la decisione è presa: dal ramo scavalco la recinzione e vado
verso il sacco, graffiandomi alla grande tra i rovi, che lì non passano mai a
ripulire. Do un’occhiata che non ci siano treni in arrivo (piuttosto dura la
cosa, la media è di un treno ogni 3 minuti) e infatti già c’è n’è uno che compare
fischiando. Corro, prendo il sacco che non è né grosso, né pesante e me lo
porto in giardino, rifacendo lo stesso percorso dell’andata. Non faccio in
tempo a rientrare nel giardino che il treno, trasporto merci, passa
sferragliando rumorosamente.
Penso che se avessi aspettato solo qualche
secondo, qualsiasi cosa ci fosse nel sacco sarebbe già spiaccicata. E a questo
punto mi scatta la paura di vedere cosa
c’è dentro, visto che si agita paurosamente, ma non ne viene nessun rumore. Vado a prendere delle forbici e taglio la plastica, indietreggiando velocemente di qualche passo: ne escono due schegge nere
che corrono come impazzite. Guardo meglio......le schegge si rivelano essere due gattini!
Spariscono dentro un cespuglio, cerco di recuperarli, ma niente da fare.
Inavvicinabili!
Per un mese li ho visti andare avanti e indietro sul filo delle recinzioni tra
me e i miei vicini, li osservavo da lontano, magri da far paura, affamati, sempre
con la coda bassa tra le gambe, terrorizzati da tutto. Gli lasciavo da mangiare
e da bere fuori, e la porta dello scantinato aperta nel caso volessero rifugiarsi.
Ma loro niente, alla larga sempre, dormivano sui rami degli alberi, anche con
la pioggia battente, fradici come due pulcini. Se solo tentavo di avvicinarmi,
vedevo che con gli occhi cercavano una via di fuga già a due metri di distanza.
Ci ho messo due mesi, tanta
pazienza, tono della voce pacato e gesti lenti per convincerli a fidarsi di me.
Delle due signorine (perché di signorine si tratta) una è a pelo corto e
l’altra a pelo lungo. Tutte e due nere, ma due tonalità di nero differenti. Due
sorelline che non si somigliano né fisicamente né per carattere. Due pelosette
eliminate in quanto femmine, da quel bastardo (e uso il genere maschile per intendere genere umano) che non solo le ha buttate in un
sacco come fossero spazzatura (e vista le
magrezza penso che nemmeno le nutriva), ma le ha messe sui binari per avere la
certezza che non restassero vive. E neppure erano piccolissime, visto che
quando le ho trovate avranno avuto tre mesi. E si notano i traumi che hanno
subito, sono un po’ problematiche: quella a pelo corto è iperattiva, non sta
ferma due secondi, graffia e morde a tutto spiano; la pelosona è introversa,
non miagola, intoccabile, ha il terrore delle mani. Solo ieri, dopo che son
trascorsi due mesi, sono riuscita a farle una carezza, non si è mossa ma
tremava vistosamente e lo sguardo è ancora terrorizzato……chissà cosa le hanno
fatto!
Per forza di cose, il prossimo passaggio sarà dal veterinario per le vaccinazioni e sterilizzazioni. Ma devo aspettare che si fidino completamente di me, anche riuscire a prenderle è un problema! Ci sono però dei segnali che mi incoraggiano: quando
mi vedono le loro code si alzano dritte (e questo è un buon segno), giocano
molto tra di loro, cominciano ad affacciarsi alla porta di casa.
Quanto al bastardo che le ha trattate in questo modo, avrei parecchio da dire con linguaggio non propriamente da signora. Ma siccome sono una signora, prendo a prestito una delle citazioni di
Antonio Albanese nei panni del personaggio di Alex Drastico.
"Cornuto!"
"Prego madre natura perchè ti venga un "raschio"in gola talmente potente che a forza di tossire ti si scolli il velopendulo e, in caduta libera lungo l'esofago, ti vada a tappare nell'ordine: polmoni, bocca dello stomaco e parte terminale dell'intestino!"