No, non è il PIL (Prodotto Interno Lordo) ma PYL ossia PAINT
YOUR LIFE.
Conoscete questa trasmissione?
Sicuramente si. Mi è capitato di
vederne qualche puntata e vorrei spenderci due parole.
Semiserie.
Partiamo dalla conduttrice, Barbara Gulienetti, non è che mi entusiasmi troppo, anzi veramente non mi entusiasma per
niente, la trovo soporifera, fredda e
poco coinvolgente, pare che ripeta la lezione come una scolaretta. Non ho idea
di come l’abbiano trovata, ma quello che salta all’occhio è che non sembra
molto coinvolta da ciò che fa; e se lo è, non lo da certo a vedere.
Passiamo ai progetti realizzati: direi che spesso le
creazioni sono improponibili, vuoi per bruttezza, vuoi per la labilità
dell’oggetto realizzato (riuscirà a rimanere tutto insieme fino a
domani?), vuoi per la difficoltà nella
pulizia. Riveste sedie, letti, poltrone o altro con la stoffa, incollandola o graffettandola
con una sparachiodi: e quando si sporcherà/macchierà, come certamente succederà
nel tempo, come faremo per pulirla?
Abbiamo due strade:
1) smontare tutto,
mettere la stoffa in lavatrice e poi rifare il progetto.
2) infilare direttamente in lavatrice la sedia, il letto, la
poltrona.
Trovo che, non sempre ma spesso, ciò che viene realizzato nel suo programma sia
di una bruttezza tale da risultare affascinante.
Sono però inorridita quando, nel corso di una puntata,
ho visto tagliare degli strumenti musicali per produrre una lampada che non
faceva nessuna luce.
Quanto costano i progetti realizzati?
Solo per avere a disposizione tutti gli attrezzi che usa c'è da spendere un capitale. Saldatore, pistola termica, trapano a punta, a tazza, con punta di diamante,
levigatrice, sparachiodi, sega elettrica, e chi più ne ha, ne metta. Poi vanno aggiunti tutti i mobili e gli oggetti che utilizza, e che spesso sono nuovi di zecca, altro che usati!
Sorvolo sullo spreco di materiale: non so quanti chili di
colla a caldo abbiano consumato, per non parlare di barattoli di colori acrilici
e pennelli (non si usa lavarli, si buttano direttamente!).
Ci sono poi mobili di un certo gusto, databili anni 50-60, che restaurati
farebbero bella mostra si sé in molte case o in mercatini dell’antiquariato, e che vengono invece ridipinti in maniera discutibile, trasformandosi in vere
pacchianerie.
Ritengo che certi lavori dovrebbero rispettare lo stile del mobile, magari valorizzando certi particolari compromessi
dall’usura del tempo. Ma è solo un mio parere personale.
Ma il vero mistero è:
che fine fanno le creazioni che fa
Barbara……….Mah?
Spero esista un apposito cassonetto, perché riciclare quelle
cose è praticamente impossibile!
Infine un dubbio che mi tormenta, impedendomi di dormire: