domenica 7 febbraio 2016

La sindrome del cappellaio

Riprendo a scrivere qui dopo tanto tempo per introdurre un argomento che mi sta a cuore, quello del cappello. 
                                           Quasi un mondo a parte, si potrebbe dire.....

Dunque comincio col raccontarvi qualche curiosità storica sul cappello, curiosità che magari non tutti conoscono.

                                     Il cappellaio matto

Il personaggio del cappellaio matto che esce dalle pagine del libro Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carrol nasce da una realtà storica ben conosciuta alla metà del 1750. La moda di allora prevedeva cappelli a cilindro in feltro, materiale che veniva trattato e colorato attraverso l'uso di composti tossici tra cui mercurio, malachite, antimonio e arsenico; l'uso continuativo di queste sostanze causava dilatazione delle pupille che assumevano una colorazione sul verde e cambi di umore e di personalità piuttosto repentini.



Il mercurio in particolare era un elemento indispensabile nella composizione del feltro: le pelli animali venivano immerse in una soluzione a base di nitrato di mercurio che serviva a separare il pelo dalla pelle. Questo passaggio veniva chiamato carotatura. Il passaggio successivo era l'inceratura e la ricopertura con seta o pelle, accorgimento che proteggeva il cappello nel tempo e impediva a chi lo indossava di venire in contatto con le sostanze tossiche. I cappellai di allora avevano però l'abitudine di provarli sulla loro testa per sagomarli e i loro capelli,con l'andare del tempo, finivano per assumere una colorazione arancione fosforescente, arancio carota appunto, riprodotta alla perfezione da Tim Burton nel suo Alice in Wonderland, perfettamente interpretato da Johnny Deep.

Come vedete l'immagine del Cappellaio matto non è certo un personaggio di fantasia, ma rispecchia la realtà delle malattie da lavoro dell'epoca: le pupille dilatate, la colorazione verde dell'iride, i capelli color carota e i repentini sbalzi d'umore erano tutti segni di malattia.

L'assorbimento costante di quantità di mercurio causava un deperimento dell'apparato neurologico, che si manifestava con sindrome bipolare, ben conosciuta a quel tempo come Sindrome del Cappellaio matto  (mad hatter disease) e oggi conosciuta come malattia causata da avvelenamento da mercurio.



I discorsi sconnessi del cappellaio matto di Alice non erano quindi frutto della fantasia di Lewis Carrol, ma rispecchiavano una realtà ben conosciuta nella Londra del XVIII secolo, dove i cappellai venivano considerati persone eccentriche e instabili, tenute ai margini della società perchè potenzialmente pericolosi....e i loro discorsi non dovevano essere molto dissimili da quelli letti nel libro di Carrol o ascoltati nel film di Tim Burton.



12 commenti:

  1. Grazie per questa interessante storia sui cappelli e
    bentornata.

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    1. Ciao Hamina, grazie per essere passata....devo riprendere le visite ai vostri blog!

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  2. Davvero molto interessante questo post. Ho appreso cose che neanche immaginavo. Grazie
    Mi fa piacere il tuo ritorno nel blog.

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    1. Grazie Krilù, spero di riuscire ad essere più costante con la presenza sul mio e sui vostri blog

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  3. Molto, molto interessante e ben scritto, questo post! Nuova follower!

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  4. Ben ritrovata nella blogsfera. Ho letto molto volentieri questo post: il cappello, protagonista delle favole, ma anche, per me, ricordo di una fanciullezza in campagna : il cappello era un accessorio importante nei giorni di festa, e se ne aveva uno fin da bambini.

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    1. Ciao Costantino, eh! ce ne sarebbe da dire sul cappello e sul suo ruolo....e magari più avanti riprenderò l'argomento.

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  5. Ciao carissima Marshall bentornata!!
    Bellissimo post, molto interessante...sembra che il cappello stia tornando di moda..ed è importante far conoscere cosa si nascondeva dietro fiabe e racconti fantasiosi, un abbraccio!
    Buona giornata
    Carmen

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  6. Ma guarda cosa s' impara a leggere la storia del cappello! Grazie mille per questa interessante biografia del cappellaio! E anche per le informazioni sulla sindrome bipolare che al giorno d'oggi mi sembra abbastanza diffusa....
    Complimenti per il post.
    un abbraccio
    sabrina

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  7. Interessante sintetico ma dettagliato Brava!

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